Archivi categoria: Comunicazione

In questa categoria sono riuniti articoli, che trattano dell’attività di divulgazione online degli ambiti tecnico-scientifici di mia professionale competenza.

Eventi di Formazione

Di seguito l’elenco degli ultimi convegni/corsi/workshop, a tema con la comunicazione e la ricerca scientifica di base, che ho seguito, parte dei quali nell’ambito della formazione obbligatoria prevista per i dottori agronomi e forestali:

Anno 2021:

Anno 2020:

  • Alcuni webinar del Festival Glocal; Varese 12-15 novembre 2020.
  • Webinar: ‘La comunicazione dai social al post webinar’, organizzato dall’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Venezia (http://www.agronomiforestalivenezia.it/), l’8 luglio 2020, dalle ore 17,30 alle 18.30 (19.00).

Anno 2019:

  • Convegno: ‘Comunicare il territorio – Ambiente, Agricoltura, Acqua e Alimentazione – Verità e Fake News’; Novara, 25 febbraio 2019 – Castello visconteo – sforzesco; p.zza Martiri della Libertà.

Anno 2018:

  • Convegno: ‘La nuova normativa sulla privacy’; Perugia, 18 maggio 2018 – Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Scienze Agrarie – Aula Magna DSA3; Borgo XX Giugno, 74.

Anno 2017:

  • Convegno:’Applicazione della luce di sincrotrone per la ricerca nell’agroalimentare’ (Roma, CREA – Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, 10 marzo 2017). Di questo convegno ho realizzato un Reportage, su Agrolinker.

Anno 2015:

  • Corso di Formazione: ‘Proprietà intellettuale e comunicazione scientifica nella società dell’informazione’ (Università di Camerino –  ISAS School of Advanced StudiesCamerino ; MC, 12 ottobre 2015).

Archivio documenti sull’etica della comunicazione:

Alcune personali considerazioni sull’etica e la deontologia

L’etica è lo studio del comportamento pratico dell’uomo, in questo caso il professionista, mentre la deontologia è la regola comportamentale (morale) scritta, di un gruppo di persone. L’etica analizza quindi le sfaccettature dei comportamenti, che possono conseguire a delle scelte sbagliate, nei contesti tipici di una determinata professione, e li regolamenta attraverso la deontologia, perché si mantengano nell’ambito della legalità e della correttezza.

L’etica professionale è un argomento che può risultare ostico perché, almeno fino a pochi anni fa, era a volte codificata in regole non sempre comprensibili. Negli ultimi anni i codici deontologici di varie professioni sono stati aggiornati, anche alla luce della riforma degli ordini (2012) e sono scomparse molte spigolosità, al punto che chiunque possa più convintamente ritrovarvi, codificati in regole, i valori e quindi il modo di vivere e pensare delle persone corrette, di cui spesso siamo circondati e che sono il nostro riferimento nella vita di tutti i giorni.

Se qualcuno mi dovesse chiedere un punto di vista più personale, non avrei difficoltà a dire che, secondo me, le norme di etica che regolano la professione di giornalista sono più razionali di altre, al punto che le considero uno strumento di base per perfezionare la tecnica di comunicazione e migliorare l’efficacia comunicativa. Esse vanno infatti contemporaneamente incontro, sia alle sensibilità dei lettori, sia alla necessità di tutelare l’indipendenza del giornalista e quindi le sue forme più libere di espressione, nel momento in cui siano esercitate con correttezza.

Le carte deontologiche dei giornalisti si evolvono in un continuo rapporto con le problematiche umane e sono quindi utili per realizzare un’ottimale comunicazione. La gente legge i giornali per capire meglio le questioni d’attualità ed è molto sensibile al modo in cui siano trattate, al punto che è sempre più frequente trovare sui social-network messaggi di persone comuni, che invitano i comunicatori a un comportamento più corretto, nei casi in cui ciò non sia avvenuto. In tal senso le carte deontologiche forniscono indicazioni dettagliate riguardo come trattare alcune tematiche, evitare le faziosità, gli strafalcioni, fare attenzione alle categorie più deboli, aiutano anche a non scrivere testi ansiogeni e richiedono tassativamente di non mescolare notizie e pubblicità, tenendo quindi fuori dalle redazioni gli interessi economici esterni. Un altro utile strumento guida sono anche le ‘migliori-pratiche’ diffuse da alcune testate straniere (es. AFP; 2016; file ‘.pdf’; 26 pg.) impegnate nel mantenere un loro stile comunicativo, che le contraddistingua.

Ai comunicatori che facciano riferimento a una testata tecnica, o scientifica (di cui sono comunque responsabili i soli direttori) è per lo più richiesto di mantenere i loro articoli nel rispettivo ambito di competenza, limitandosi quindi a spiegare la scienza, o la sua applicazione alla realtà pratica (la tecnica), senza far discorsi chiaramente politici. Trovo che questo limite sia di aiuto, perché la scienza non è opinabile e ciò vale anche per un argomento tecnico (essendo applicativo della scienza alla realtà pratica). Sebbene in questo caso possano essere prospettate differenti soluzioni per uno stesso problema, esse avranno sempre una loro oggettività (possono solo essere spiegate, più o meno bene) e anche la preferenza di un’opzione, se corretta, può essere motivata in modo univoco.

Per quanto la comunicazione delle tecniche e delle innovazioni (es. agricole) si muova in un ambito di oggettività, possono esservi difficoltà dovute al fatto che esse trovano o meno applicazione in funzione di scelte politiche e di interessi economici, che sono influenzate/i dall’opinione pubblica, che a sua volta può esserlo da parte di portatori di interesse. A questo livello sia un parere, che un articolo tecnico possono essere scambiati per punti di vista politici, poiché la valutazione dell’applicazione di un’innovazione scientifica (in campo) deve necessariamente tener conto del mercato e delle politiche economiche in vigore; conseguentemente un articolo tecnico può toccare degli interessi, ma ciò non lo rende meno oggettivo. Alcuni argomenti più legati all’ambito normativo tecnico, o anche alla tecnica di divulgazione lasciano invece più spazio a opinioni personali e, ove necessario, è utile fornire dati a supporto.

Un sito internet che voglia avere molti lettori potrebbe comunque tentare di compiacerli, o magari si asterrà dal parlare di alcuni temi, tranne in quei momenti in cui il contesto politico sia più favorevole; ciò è comprensibile ma viene meno il ruolo di stimolo nei confronti dell’opinione pubblica e quindi l’utilità di scrivere un articolo tecnico. Parlare di un tema tecnico inviso non significa infatti schierarsi e anzi l’informazione indipendente aiuta a far comprendere la scienza nei suoi contesti pratico-applicativi e quindi aiuta il lettore a capire dove potrebbe essere la ragione. Io in particolare intendo l’informazione tecnico-agraria in senso divulgativo, cioè indirizzata a chiunque – non al semplice studente/studioso/tecnico delle scienze agrarie.

Pertanto considero che la via di uscita per chi, come me, non sia giornalista è cercare una buona comunicazione tecnica, limitandosi a riportare le informazioni provenienti dalla/dalle fonte/i, arricchendole col proprio baglio culturale e di competenze, motivando le opzioni tecniche segnalate, o criticate, valutandone i ‘pro e i contro’. Alla fine questo è anche ciò che fanno ‘in campo’ molti dottori agronomi, nella pratica operativa della consulenza: essi portano l’innovazione a contatto con gli agricoltori e mettono l’agricoltore nelle condizioni di effettuare una scelta, sulla base delle sue preferenze e/o delle linee politiche imposte da norme, che spesso veicolano sussidi: è a questo livello, non in base all’opinione di chi scrive, che può essere preferito un ciclo di produzione che integri in varia misura tecniche convenzionali, conservative e biologiche, o l’applicazione di solo una di esse.

Alcuni compromessi tra informazione e contesto economico possono essere necessari

Nel caso di testate che partecipino a campagne di promozione di politiche, di filiere e di tecniche colturali, sovvenzionate dallo stato o dalla Comunità Europea, tali sussidi rendono applicative alcune scelte di indirizzo politico ed è quindi probabile che i comunicatori di tali testate si trovino a dover assecondare tali linee politiche, ma con anche l’opportunità di divenire anelli della catena di divulgazione a supporto delle scelte (come fanno i servizi di assistenza tecnica/divulgazione pubblici diffusi in molte nazioni).

La scelta alternativa di muoversi più liberamente nella scienza agronomica, proponendo tematiche più diversificate e spiegandone vantaggi e svantaggi, si scontra con il concreto rischio che il periodico su cui si scrive ne risenta, perché i lettori di riferimento diverrebbero automaticamente molto eterogenei, quando invece la pubblicità paga se è mirata a un target specifici di lettori: Si può quindi ritenere sia comunque utile avere e mantenere una linea politica.

Un’opportunità alternativa in corso di sperimentazione è il crowd-funding, ovvero la raccolta di fondi direttamente tra i propri lettori. In tal senso il lettore online già premia chi scrive bene con dei platonici ‘like’ e quindi potrebbe in futuro sovvenzionare, una tantum, le migliori attività editoriali. Il problema di fondo è che pare però difficile quantificare l’entità di tali entrate e poter programmare, su tale base, le scelte imprenditoriali. Tale opzione pare inoltre più adatta a siti generalisti, dove è più facile proporre articoli con una visione pluralista a un pubblico comunque più esteso. L’obbiettivo di tale opzione, segnalato da chi la promuove, è ambizioso e merita attenzione: rendere possibile una comunicazione di qualità, agganciata direttamente ai lettori e che si ispiri alle linee delle carte deontologiche e delle migliori pratiche della comunicazione.

Documenti e articoli di etica della comunicazione, che considero utili per migliorare la capacità di soddisfare le sensibilità dei lettori

E’ utile preventivamente segnalare che gli ambiti di interesse degli studiosi di etica si differenzia notevolmente tra il livello del comunicatore scientifico, che è spesso lo stesso ricercatore, che è direttamente investito della necessità di applicare norme relative all’etica della scienza, della ricerca e della sua pubblicazione (es. il plagio della ricerca, l’autocitazione e autoreferenzialità). Ci sono poi gli aspetti di interesse dell’impresa editoriale scientifica (es. il ‘predatory-publishing’), dei redattori e dei membri dei comitati scientifici che attuano il peer-review (es. eventuali incompatibilità).

  • Leggi e carte deontologiche (Link all’Ordine dei Giornalisti di Milano).
  • The Agricultural Journalists’ Forum (Agrolinker: link a risorse sulla comunicazione e il giornalismo online).
  • Libro: ‘La deontologia del giornalista’, AAVV, a cura di Michele Partipilo – Ordine dei Giornalisti Consiglio Nazionale – Centro di documentazione giornalistica.
  • Libro: ‘Il giornalista quasi perfetto’, di David Randall – Editori Laterza (2004).
  • Libro: ‘Professione giornalista’, di Sergio Lepri – ETAS  Editore (2005).
  • (sezione link in fase di completamento).

La storia della testata Agrolinker

Agrolinker è un sito che iniziai a pubblicare nel 2002. Già dall’inizio della sua pubblicazione esso raggiunse una sorprendente visibilità in internet (successivamente venuta meno col complicarsi degli algoritmi dei motori di ricerca, che richiedevano sempre più specializzazione nell’ottimizzazione dei siti internet); tale visibilità mi fece sentire molto l’impegno di migliorarlo sempre più. Esso comprendeva un forum di discussione e una newsletter, con cui mi rapportavo con alcuni lettori; inoltre alcune pagine di recensione erano state tradotte in inglese e spagnolo.

A quei tempi c’erano però molti dubbi circa il fatto che si potesse legalmente pubblicare un sito internet, che nel mio caso era un vero e proprio portale e per questo motivo ero un po’ preoccupato: molti siti (e anch’io feci inizialmente così) specificavano lateralmente che essi non avevano una periodicità regolare e quindi potevano non considerarsi delle testate periodiche (ma in concreto era solo un ipotesi soggetta a periodiche re-interpretazioni). Fu così che alla fine decisi di registrare il sito come testata tecnica a periodicità mensile.

La regolarizzazione del sito internet avvenne tramite iscrizione nel Registro delle Testate del Tribunale Civile di Roma, città in cui sono nato ed in cui trascorro spesso lunghi periodi dell’anno. A tal fine, nel 2005, ottenni dapprima la mia registrazione nell’Elenco Speciale dei Direttori Responsabili di testata dell’Ordine dei Giornalisti, requisito necessario per dirigere una testata periodica, nel proprio ambito di competenza, senza essere giornalista. Successivamente ho registrato presso il Tribunale la testata Agrolinker, di cui risultavo anche (ovviamente) Proprietario ed Editore.

Nonostante fosse possibile richiedere i contributi per l’editoria, mai ne ho fatto richiesta e comunque la testata Agrolinker è sempre rimasta priva di lucro e di entrate pubblicitarie, sebbene l’obbiettivo permane quello di trovare spazi di remuneratività nel mercato dell’editoria, come è naturale che sia. Si tratta fondamentalmente di un embrione di impresa e infatti il sito è anche protetto da un marchio registrato fin dal 2002. Alla pubblicazione è stato inoltre attribuito, su mia richiesta, un numero ISSN. Il sito nel corso degli anni è stato linkato/citato più volte da siti internet italiani e stranieri, come fonte di articoli, da me scritti o tradotti e di pagine di recensioni.

La registrazione come testata era nel 2005 la soluzione più semplice e sicura per regolarizzare la mia pubblicazione e comportava l’indicazione sul sito di una serie di informazioni e dati richiesti dalla Legge, che hanno l’obiettivo principalmente di rendere noto il domicilio dello stampatore, il luogo di pubblicazione della testata, il numero e l’anno di registrazione presso il Tribunale, ecc. La testata deve inoltre essere riconoscibile e quindi avere una aspetto grafico costante nel tempo.

Questo tipo di regolamentazione non sembrava perfettamente a misura dei siti internet, la cui pubblicazione non richiede necessariamente una sede fissa e il cui luogo fisico di pubblicazione è il server che li pone online (spesso localizzato presso un server-provider esterno). In ogni caso allora questa era l’unica possibilità per essere a norma di legge e ho potuto notare che anche altri siti hanno effettuato la mia stessa scelta, per poter portare avanti una pubblicazione condotta, in tal modo, anche con attenzione agli standard tipici delle testate professionali e con la possibilità di sviluppi economici, che probabilmente anche in altri casi non ci sono stati: molti siti storici di divulgazione hanno chiuso, altri hanno eliminato la regolare periodicità nella pubblicazione di articoli.

Io ho proseguito per coerenza con la scelta fatta, che aveva degli svantaggi, ma che offre anche una maggiore ufficialità alla propria pubblicazione. Non mi sono però sentito solo perché ho visto che anche altri siti hanno continuato in modo analogo, probabilmente per passione. E’ evidente che internet offre poche opportunità di remunerazione, specialmente nel momento in cui si voglia mantenere distinta l’informazione tecnica dalla pubblicità. In questo senso ho pertanto migliorato il mio portale web, cercando, col tempo, di renderlo quanto più possibile simile a un vero giornale tecnico.

Quando cominciarono a diffondersi i blog e poi i social-network ebbi inizialmente l’impressione di essermi rinchiuso dentro quattro mura, perché il mio ruolo di direttore di testata tecnica richiedeva di attenersi al tema e di rispettare alcuni riferimenti deontologici essenziali, mentre parallelamente i blog, potevano scrivere qualsiasi cosa, usare un linguaggio aggressivo, potevano attivare delle discussioni senza curarsi delle tono delle risposte dei lettori, anche assumendo posizioni politiche e alla fine raggiungevano spesso una molto maggiore visibilità. E’ però evidente che una testata è un vero e proprio organo di informazione, che deve fornire aggiornamento riguardo tematiche, che possano interessare persone con interessi diversificati. Per ottenere meglio tale risultato, per un certo periodo di tempo, ho pubblicato regolarmente anche articoli di autori stranieri, che traducevo, previa richiesta di autorizzazione. Quando così non era ho comunque cercato di offrire spunti sui cui ragionare, a partire da fonti molto diversificate, che avevo classificato in base agli argomenti dei diversi canali del mio sito. Inoltre per molto tempo l’asse portante del sito sono rimaste le recensioni, che propongono tuttora delle risorse scientifiche e tecniche, utili per approfondimenti tematici liberi.

Con il tempo mi sono quindi reso conto che l’avere dei limiti mi ha agevolato, poiché non c’è stato spazio per interpretazioni di parte che avrebbero, in caso contrario, reso gli articoli troppo personalistici, sempre meno dedicati a temi tecnici e inevitabilmente noiosi. In alcuni casi soltanto ho pubblicato dei miei editoriali tecnici, che ebbi la soddisfazione di riscontrare furono comunque molto letti ed anche linkati da siti e blog esterni, ma se avessi proseguito su quella strada il sito sarebbe divenuto a tutti gli effetti un blog, il che non aveva senso nel contesto di una testata registrata, che attualmente è anche dotata di versioni in inglese e spagnolo, molto più curate che in passato, sebbene esse siano aggiornate in modo aperiodico.

Dal 2012 la registrazione di testate, aventi alcuni specifiche caratteristiche, è divenuta non più obbligatoria, in seguito al varo della legge 16 luglio 2012, n.103; di cui personalmente ho preso consapevolezza molto tempo dopo. Resta comunque aperta la possibilità di mantenere la registrazione, al fine di garantire una maggiore ufficialità alla propria pubblicazione periodica, che in forma di testata registrata  ha, per le ragioni dette, una maggiore caratterizzazione e una sorta di controllo di qualità, costituito dalle regole deontologiche dell’Ordine dei Giornalisti, che valgono anche in questo caso nonostante il responsabile del sito non goda di alcun titolo d’identificazione professionale e neanche gli sia fornito un tesserino di riconoscimento. Mantenere la registrazione di una testata lascia però anche la possibilità di sviluppare attività economiche che producano redditi maggiori del tetto definito dalla legge del 2012 ed anche di richiedere i contributi per l’editoria.

Sulla base di queste considerazioni dovendo per esigenze operative trasferire la gestione del sito a Milano ho deciso di registrarlo nuovamente presso il locale Tribunale Civile, sebbene, come avviene sempre in questi casi, la nuova registrazione segue la cancellazione di quella precedente; ciò significa che a partire dal novembre 2019 la testata ‘Agrolinker – Il portale per lo studente e lo studioso delle scienze agrarie e forestali’ viene pubblicata nella forma di una nuova serie editoriale.

Le informazioni sopra diffuse hanno il solo fine di comunicare l’esperienza portata avanti nella pubblicazione del sito Agrolinker. Per avere una più chiara e precisa idea delle normative del settore dell’editoria online e di come siano cambiate negli ultimi anni è consigliabile leggere informazioni pubblicate da siti di diritto, come ad esempio InterLex, un interessante sito di diritto informatico, che pubblica da molti anni una rivista mensile, che approfondisce, fra gli altri, le tematiche normative di interesse dell’editoria online e del giornalismo.

                                   

 

Hobby – SatTV

Dal 1994 coltivo un marcato interesse per la TV satellitare, nei limiti di quel che mi può consentire il balcone di una casa di città.
Verso il 1995 sull’Eutelsat II F1, che corrispondeva all’attuale Hotbird (13°Est), la TV satellitare era prevalentemente analogica, con una media di 10-15 trasponders/canali visibili, la maggior parte dei quali in chiaro. Di quell’epoca, a 19° Est c’erano l’Astra1 A, B, C e D, (lanciati in successione a partire dal 1989), sui quali trasmettevano i canali tedeschi in chiaro e quelli inglesi, criptati in un formato analogico, allora molto diffuso, che si chiamava videocrypt.

Ho sempre installato gli impianti da solo e quasi subito passai ad uno motorizzato. Avevo un motore Horizont-to-Horizont, poi acquistai un rudimentale motore che controllava sia la verticale che l’orizzontale. Non che avessi delle particolari necessità, ma avevo capito che il primo motore spostandosi inclinato andava a portare la parabola, nelle posizioni più estreme, a essere maggiormente coperta dalle pareti che delimitano il mio balconcino. Invece con il secondo tipo di motore gudagnavo segnale soprattutto sui 30 °Ovest, dove ai tempi l’Hispasat trasmetteva dei canali tematici in spagnolo.

Solo dopo scoprii che il secondo tipo di motore richiedeva il controllo dell’inclinazione dell’LNB, che normalmente viene ottenuta con appositi LNB, che però sono montati su parabole più grosse. Mi trovavo quindi ad utilizzare le prime tecnologie satellitari consumer e si evidenziava che spesso le nuove componenti degli impianti andavano a ‘emulare’ le caratteristiche di impianti più grandi, ma con poca probabilità di riuscirci. Alla fine presi a ruotare manualmente il convertitore della mia parabola da 90 cm, per ottimizzare il segnale nelle posizioni in cui era più debole, come ad esempio accadeva a 18°Ovest, dove l’Intelsat 515 trasmetteva i feed delle televisioni italiane. Il segnale analogico in PAL, o in SECAM (per i canali francesi), per chi si ricorda, era tutto punteggiato, perché a differenza del digitale non si spacca e ciò permetteva di intravedere il video e cominciare a percepire l’audio, anche quando il segnale era molto debole.

Come procedura (rudimentale) di puntamento della parabola (era il 1995) operavo più, o meno così: se il segnale era forte, puntavo con il motore il canale più debole e poi cominciavo a scorrere manualmente la frequenza. Avevo un sintonizzatore Telewire che permetteva anche di regolare la soglia del segnale da 0.1 a 1 e alla fine si riuscivano centrare anche segnali molto deboli (con una parabola da 90 cm, per satelliti che erano dati per visibili con una da 150-180 cm). C’è anche da dire che ai tempi la figura di rumore dei convertitori universali si era rapidamente spostata da 1,3 a 0,5 (attualmente è 0,2-0,1) e già quello portò un notevole miglioramento nella ricezione dei segnali. Il senso di tale misura è che veniva eliminata l’interferenza del rumore e il segnale era più puro, ma variabile nelle diverse frequenze.

Quando c’era solo l’Astra1A o poco più (nel 1990) io non avevo ancora una parabola, ma una persona che l’aveva installata mi aveva detto che ne usava una da 180 cm (per vedere i canali tedeschi nella banda Ku), mentre la CNN inizialmente (1992) si vedeva solo sull’Intelsat a 27° Ovest e qualcuno nel mio condominio aveva proposto di mettere un’antenna enorme per vedere solo quel canale.

La CNN, già allora, era molto conosciuta, poiché durante la guerra del Golfo (1992) era replicata, durante la notte, da TeleMontecarlo, che quindi trasmise la guerra in diretta: gli aerei americani che bombardavano l’Iraq di Saddam Hussein. La prima Guerra del Golfo scoppiò, poiché il dittatore irakeno aveva occupato il Kuwait, che si trova a Sud dell’Irak ed era alleato degli Stati Uniti.

Come già detto sopra, non appena (1994) io installai la mia prima parabola, non resistetti molto con una parabola fissa da 90 cm puntata solo sull’Astra1 e cominciai a girarla a destra e a sinistra, per vedere cosa si riusciva a vedere dei vari canali in chiaro presenti sugli altri satelliti. Ad esempio i canali in spagnolo e portoghese per l’estero trasmettevano dall’Eutelsat II F2 a 10° Est, un satellite che aveva anche dei canali di servizio, che ai tempi non erano criptati e la cosa incuriosiva.

Si potevano vedere gli operatori televisivi mentre preparavano, con la telecamera accessa, la diretta degli interventi nei telegiornali europei. Poi arrivavano i giornalisti corrispondenti, si pettinavano un poco, si sistemavano la cravatta e provavano i microfoni, sui quali a volte si sentiva il rumore del vento produrre una strana distorsione. A breve iniziava la diretta che spesso durava 5 minuti. A volte registravano gli interventi, dopo aver fatto le prove.

Una delle cose più divertenti che ricordo era il retroscena di una trasmissione di intrattenimento, in cui la presentatrice prendeva contatto con i personaggi che erano arrivati. Degli anziani, ex-personaggi, ma per lei sembravano dei perfetti sconosciuti. Gli parlavano della loro vita, gli dicevano i loro nomi.

Poi partita la diretta, venivano presentati con tutti gli onori, come se si conoscevano da una vita.

La televisione.

Competenze informatiche

Alcuni ricordi degli albori dei Personal Computer

Quando frequentavo l’università, la Facoltà di Agraria era molto affollata rispetto agli spazi a disposizione. Le aule dei corsi erano spesso inadeguate a consentire di seguire seduti le lezioni, ogni volta. Alla fine diveniva perfettamente normale recarsi all’università tutti i giorni senza riuscire a seguire le lezioni e poi trattenersi a studiare, finché questa cosa non diveniva un’abitudine.

Non essendoci internet, ogni approfondimento delle materie di studio comportava anche di doversi recare in biblioteca a cercare, su vecchi libri e riviste, la spiegazione di concetti non compresi. Quando non si trovava posto anche in biblioteca e nei pochi spazi di studio allora esistenti ci si spostava a studiare in altre facoltà, per poi tornare più tardi a cercare posto nella propria.

In tal modo conobbi iscritti di altre facoltà e in particolare studenti di informatica, matematica, medicina, geologia, farmacia: gente che, come me, era spesso di Milano, a differenza dei miei compagni di corso, che venivano prevalentemente da fuori città. In quell’epoca si stava anche sviluppando l’uso dei computer e in particolare, frequentando vari studenti di informatica finii per essere contagiato dai loro stessi interessi e presi conoscenza dei linguaggi di programmazione, di cui sentivo parlare spesso.

I più diffusi allora erano Basic, Fortrain, Pascal; ma il più affascinante sembrava il C (e C++), perché è un linguaggio di più ‘basso livello’, cioè più prossimo al linguaggio della macchina, rispetto al Basic, che era invece considerato un linguaggio più semplice da utilizzare, ma per tale motivo era anche meno adatto a produrre programmi efficienti. Il Basic sembrava un giochino da principianti che molti usavano per iniziare a programmare. Al contrario il C è un linguaggio più difficile e infatti il mio tentativo di impararlo è rimasto incompiuto, anche perché dopo aver installato un compilatore C, che girava in ambiente DOS, esso neanche funzionava sempre a dovere sul mio PC, impedendomi di potermi esercitare.

Ai tempi avevo a casa un computer assemblato 386 poi aggiornato a Pentium, un desktop familiare inizialmente dotato del sistema DOS (ad interfaccia testuale) e poi con anche di Windows3.1 e Word 6.0. Per dare l’idea dei tempi, Windows 3.1 veniva installato inserendo in successione 7 dischetti da 1,5 Mb, chiaramente un sistema molto più leggero di quelli attualmente in commercio, ma era in grado ugualmente di fare cose egregie.

Nel DOS c’era una shell (un interfaccia di testo) che permetteva di dare istruzioni al sistema operativo creando dei ‘file batch’, ovvero sequenze di comandi, che potevano essere collegati tra loro per creare degli script, che venivano interpretati e trasformati in istruzioni e potevano anche essere avviati in automatico, inserendoli nel famigerato file autoexec.bat, uno dei file fondamentali del sistema operativo DOS, contenente le istruzioni che partivano all’avvio del Personal Computer. Inoltre nel DOS era presente un’interfaccia dotata di una versione semplificata del linguaggio BASIC: il QBasic (quick basic) e utile per imparare a creare programmi. Ai tempi si diceva che vi fosse una grande richiesta di programmatori informatici e questo spingeva molto l’interesse verso l’informatica, anche da parte di chi abitualmente s’interessava di altre cose.

La semplicità del sistema operativo MS DOS/Windows ai tempi permetteva di avere una chiara idea di come funzionasse tutto il computer e così i linguaggi di programmazione sembravano una semplice strada per arrivare al controllo di queste macchine, che alla fine si usavano quasi solo per operazioni di calcolo ed elaborazione e stampa di testi; non esistevano quindi forme di perditempo, come avviene spesso ora utilizzando internet e i social-network. C’era qualche gioco elettronico, come quello dei marzianetti a cui si sparava con un cannoncino, oppure il Packman e il Tetris.

La (mia) scoperta degli ipertesti e l’utilizzo dei primi programmi tecnici

Finita l’università un conoscente, vero esperto di computer, mi parlò di linux RedHat e dei linguaggi per la realizzazione di ipertesti (l’html e i fogli di stile ‘CSS’), che imparai rapidamente, almeno nella misura in cui mi servivano per scrivere il codice del mio futuro sito internet.

Successivamente tentai di superare un concorso pubblico per un posto di istruttore tecnico agronomico e approfondii l’uso del Word e dell’Excel, che poi mi tornò utile per realizzare un foglio di calcolo, che eseguiva l’elaborazione dei dati delle analisi del terreno e in pratica svolgeva degli esercizi di chimica del suolo, che all’università avevo fatto in gran numero preparando tale esame, ma senza poter contare sui risultati (che mancavano sull’eserciziario).

Pubblicai tale foglio di calcolo sul mio sito internet, anche in spagnolo ed esso fu scaricato da moltissime persone. Davvero una soddisfazione che probabilmente aiutò a rendere popolare il mio sito, che avevo anche linkato nel foglio di calcolo.

Nel 2002 seguii anche un corso di progettazione di giardini per diplomati, in cui imparai moltissime cose, sebbene presto capii che, a parità di impegno, sarebbe stato meglio seguire un master di paesaggismo, che era insegnato presso la stessa scuola. Però rimasi comunque soddisfatto perché, come avviene spesso nei corsi per diplomati, gli insegnanti mi trasmisero le nozioni essenziali riguardo varie materie, che poi ho approfondito per mio conto. Ne parlo in questo contesto perché il corso era formalmente indirizzato all’apprendimento del disegno di giardini con AutoCad e Photoshop, ma fu l’occasione per conoscere anche la storia dei giardini, l’utilizzo delle specie vegetali nella progettazione dei giardini, le principali problematiche del verde urbano, la botanica sistematica delle principali specie arboree e arbustive ornamentali.

Il sistema operativo Linux

Parallelamente ho lentamente sviluppato la conoscenza del sistema operativo linux, che era anche quello utilizzato dal server del mio sito, che è fornito da un noto operatore.

Ormai sui miei computer utilizzo esclusivamente sistemi linux, poiché essi sono divenuti molto stabili, il software è quasi sempre gratuito, si aggiorna rapidamente da solo, senza richiedere l’installazione di librerie accessorie e si riescono anche a trovare programmi adatti a qualsiasi attività collegata al sito internet, o alle attività professionali tecniche.

Tra essi i principali sono Thunderbird (programma di posta elettronica), Firefox (il browser web) l’OpenOffice – ‘Writer‘ per l’elaborazione dei testi e ‘Calc’ per realizzare fogli di calcolo. Per l’elaborazione delle immagini uso orma da vari anni il GIMP, ma ultimamente sto scoprendo le grandi potenzialità di ImageMagic, un programma utilizzato per impartire comandi testuali alla Shell e che permette, ad esempio, di convertire gruppi di file da un formato grafico a un altro.

Con Linux ormai esiste un programma per ogni attività che si deve fare col computer e quasi tutti funzionano molto bene, al punto che è possibile collegare molti tipi di stampanti/scanner e farle/i funzionare quasi subito.

Altre opportunità offerte dai sistemi linux sono legate ad alcuni programmi chiave come le Virtualbox, che permettono di installare altri sistemi operativi (esempio Windows) dentro Linux; c’è poi il programma Wine, che consente d’installare programmi per Windows dentro un sistema Linux e in tal modo abilitare l’utilizzo di programmi come i software catastali DOCFA e Pregeo.

Inoltre è possibile creare chiavette USB avviabili al boot del computer e che, installandovi dei sistemi Linux, possono essere utili per riavviare sistemi operativi bloccati, operando dall’esterno.

Altri programmi molto interessante è TestDisk, che permette di recuperare intere partizioni precedentemente perse e Veracrypt che permette di criptare interi hard-disk, partizioni separate e singoli files.

L’ambiente windows risulta tuttora più maneggevole, ma l’ambiente linux è più completo e soprattutto più sicuro, rispetto agli attacchi informatici, che non sono un problema da poco quando, ad esempio in uno studio professionale, si gestiscano i dati dei clienti. Il nuovo regolamento europeo ‘General Data Protection Regulation’ (GDPR) richiede di applicare e di dichiarare il tipo di precauzioni che vengono prese per mantenere i dati al sicuro e in questo senso la conoscenza dell’uso di alcuni programmi Linux (gratuiti) permette agevolmente di soddisfare i requisiti richiesti.

Pagine sui SocialMedia

Di seguito le pagine sui socialnetwork del sito Agrolinker e quelle mie personali, suddivise per argomento:

Twitter:

  • Agrolinker – AgriScience: https://twitter.com/ForumAgrolinker
  • Agrolinker – Rural Forum: https://twitter.com/ForoAgrolinker
  • Agrolinker – AgriLandscape: https://twitter.com/AgriLandscapes
  • Agrolinker – AgrarWissen: https://twitter.com/AgrarWissen

Facebook: https://www.facebook.com/agrolinker.fb.blog/

Istagram: https://www.instagram.com/agrolinker/

(pagina creata il 6-12-2019; attualmente inattiva)

Reddit:

C’è anche una pagina praticamente inattiva su Reddit: https://www.reddit.com/user/AgriSci-Agrolinker/