Archivi categoria: Studi – ricerche – visite

In questa categoria sono riuniti articoli, che trattano delle ricerche e visite a ville, giardini e pinacoteche, da me compiute.

Visita parchi-giardini storici

Ville e giardini della Lombardia:

  • Giardini della Guastalla (Milano).
  • Giardini di Porta Venezia (Milano).
  • Villa Panza (Varese; 2002).

Ville Venete:

  • Giardino Giusti (Verona)
  • Villa Novare Bertani (Arbizzano di Negrar)
  • Giardino Barbarigo Pizzoni Ardemani (Valsanzibio di Garzignano Terme – Colli Euganei – Padova)
  • Villa Nazionale Pisani (Strà – Veneto).

Ville e giardini dell’Emilia Romagna:

  • Reggia di Colorno (Parma).

Ville e giardini della Toscana:

  • Giardino di Boboli (Firenze).
  • Villa Gamberaia (Settignano – Firenze).

Ville Medicee:

  • Villa La Petraia.
  • Giardino di Castello.
  • Villa di Pratolino.

Ville della Lucchesia:

  • Villa Reale di Marlia (Marlia – Lucca).
  • Villa Oliva Buonvisi.
  • Villa Torregiani.
  • Villa Mansi.
  • Villa Grabau.

Altre ville della Toscana:

  • Giardino storico Garzoni (Collodi – Pistoia).

Ville del Lazio:

Ville del Viterbese:

  • Villa Lante di Bagnaia.
  • Villa Farnese di Caprarola.
  • Parco dei Mostri di Bomarzo.

Ville e giardini di Roma

  • Villa Borghese.
  • Giardino degli Aranci.
  • Parco risorgimentale del Gianicolo.
  • Villa Celimontana.
  • Villa Torlonia.
  • Villa Pamphili.
  • Villa Balestra.

Ville e Giardini nei dintorni di Roma

  • I giardini della Landriana (Ardea – Roma).

Ville e giardini della Campania:

  • Giardini della Reggia di Caserta.

Ville e giardini all’estero:

Francia – Parigi:

  • Reggia di Versailles (1982).

 

 

La mia tesi di laurea (sperimentale)

Utilizzo il computer dal 1993, ma internet solo dal 1997-98 quando, preparando la tesi di laurea, mi consigliarono di approfondire anche in internet la ricerca di documentazione. Alla Facoltà di Agraria di Milano scoprii che era stata aperta una sala computer, che fortunatamente non era molto frequentata e così cominciai a conoscere i primi siti internet. La cosa che allora mi creava più confusione era capire quando ero in internet e quando navigavo invece nella rete locale dell’Università.

Non avevo mai effettuato una ricerca scientifica e quello che all’inizio mi spaventava di più era la fase di documentazione, che invece non risultò così difficile, poiché avevo già effettuato, per mia passione, varie ricerche storiche negli archivi delle Marche, fin da quando avevo 16 anni, e la fase di documentazione della mia tesi non sembrava molto differente; in più la conoscenza dell’inglese mi aiutò molto: scoprii, con sorpresa, che i documenti in inglese erano più chiari di quelli che ero abituato a leggere in italiano. Riuscii così, agevolmente, a confrontare il contenuto di moltissimi articoli di ricerca, anche grazie agli estratti, che abitualmente li accompagnano. Anche internet mi fu molto di aiuto.

La mia tesi di laurea era sulla Begonia elatior Rieger (4 varietà differenti) e trovai molte utili informazioni in siti accademici e di imprese della Nuova Zelanda e degli Stati Uniti, dove, presso l’università dell’Ohio, il Prof. Erwin aveva fatto varie ricerche sul termo-periodismo e l’effetto dell’alternanza di temperatura, tra giorno e notte, sulla fisiologia e quindi la compattezza della Stella di Natale. Altre ricerche erano state effettuate da un gruppo di ricerca danese.
Era allora nota l’esistenza di un effetto di variazioni termiche sulla taglia della Poinsettia (Stella di Natale), in alternativa al trattamento col Cycocel (Cloruro di cloro-colina, o CCC, o chlormequat), un fitoregolatore sintetico brachizzante (che riduce la taglia), successivamente sospeso dal commercio per una sospetta cancerogenicità.
In quel caso il mio compito era di verificare sulla Begonia elatior Rieger, se l’associazione, in una stessa serra, di due diverse tecniche agronomiche di variazione della temperatura media notturna (il DIF e Cool-morning’) inducesse, riducendo la lunghezza degli internodi, una maggiore compattezza della Begonia, rispetto a un’altra serra in cui non era stato effettuato tale trattamento termico. Inoltre, in entrambe le serre metà del campione era stato trattato anche con Cycocel. Ciò permetteva di mettere in luce l’esito di più combinazioni differenti.
Il DIF è in breve la differenza tra la temperatura media diurna e quella notturna. Quando quest’ultima è più elevata il DIF è negativo e le piante rimangono più compatte. Il cool-morning punta invece a ridurre la taglia della pianta, in questo caso la Begonia, attraverso un rapido abbassamento termico mattutino di poche ore, che in tale prova venne combinato al DIF. Conseguentemente la temperatura mantenuta più elevata di notte, crollava mezz’ora prima dell’alba e poi risaliva a un valore comunque inferiore alla notte, durante il resto della giornata.

La vera sfida in quel momento era forse più l’impegno del personale aziendale che, con strumentazioni non particolarmente evolute, dovevano mantenere la temperatura media diurna delle serre di prova a livelli compatibili con i test che io dovevo effettuare.
Alla fine io dovevo solo misurare gli internodi di un numero spropositato di piante e trascriverli uno per uno, in tabelle da me appositamente predisposte; un lavoro che ho condotto, per ognuno dei due anni di prova, in 3-4 fasi dell’accrescimento delle piante e che doveva avvenire nel più breve tempo possibile (circa 2-4 giorni), al fine di ottenere dati tra loro omogenei.

Ogni volta che iniziavo uno dei periodi di rilevamento facevo preventivamente il calcolo di quanti secondi mi sarebbero serviti per campionare una pianta e quindi quanti minuti e ore servivano ogni volta per analizzare tutte le piante. Ognuna delle 4 varietà analizzate aveva poi le sue difficoltà dovute alla differente morfologia, che comportava una diversa attenzione nel rilevare le lunghezze degli internodi, in particolare quando essi erano più brevi. Inoltre misuravo il diametro della pianta, il numero di infiorescenze e il numero medio di fiori.

Alla fine, nel compiere tale fatica differenziata, associavo automaticamente il colore rosso amarena della cultivar (=varietà coltivata) ‘Barcos’ a un senso di piacere che alleviava la fatiche, che in realtà era più probabilmente dovuto alla maggiore lunghezza degli internodi delle piante di tale varietà, che agevolavano il mio lavoro di rilevamento, che io effettuavo stazionando in piedi davanti ai bancali, alti circa 70 cm, durante 11 ore ed in presenza di variazioni notevoli della temperatura e dell’umidità media.

I dati furono successivamente elaborati utilizzando un complesso programma statistico per PC dotati di sistema Ms-Dos, che era in uso nell’istituto a cui facevo rifermento.

La tesi andò abbastanza bene, ma la più grande soddisfazione fu quella di finire l’università e questo fatto mi estraniò da un possibile interesse verso la ricerca scientifica, che hanno spesso i laureati con tesi sperimentale; in effetti era molto improbabile riuscirci. Ero interessato solo a superare l’esame di abilitazione professionale per diventare dottore agronomo; un percorso che avevo preventivato sin da bambino e che purtroppo aveva tardato a concretizzarsi.

Seguii subito un corso abilitante, ma poi feci l’esame un paio di anni dopo e nel frattempo mi dedicai a un esperienza di lavoro dipendente nel settore agricolo e a conoscere meglio l’uso del computer, gli ipertesti e quindi i linguaggi HTML e CSS, che mi aprirono la strada alla pubblicazione online di contenuti divulgativi.

 

Studi – Ricerche

– Ricerche di storia dei luoghi-toponimi, storia del paesaggio dell’alta provincia di Macerata e di genealogia familiare, tra il XVI e il XX secolo, presso archivi di stato, notarili, catastali ed ecclesiastici; condotte prevalentemente tra il 1980 e il 2005. Chi è interessato a scambio di informazioni riguardo metodologie generali e fonti, mi può contattare attraverso il formulario posto nella sezione contatti di questo sito.

Vecchia pagina di presentazione

Mi chiamo Luca Federico Fianchini (Twitter: @lucaffianchini), questo è il mio sito personale, in cui mi presuppongo di promuovere le mie competenze.
Cosa faccio? Attualmente trascorro molto del mio tempo leggendo letteratura tecnico-scientifica, seguendo convegni e scrivendo articoli su un sito registrato (Agrolinker) di cui sono proprietario/responsabile, che ha per fine di comunicare le scienze agrarie, ovvero l’agricoltura vista da un punto di vista scientifico, ma usando un approccio divulgativo, cioè che possa essere comprensibile da parte di un pubblico più vasto degli scienziati, dei ricercatori, dei tecnici.

Molta gente non lo sa, ma l’agricoltura professionale è un’attività complessa, che si avvale di competenze studiate in diversi ambiti scientifici. Chi all’università ha studiato le scienze agrarie ed assiste gli agricoltori applica in diversa misura queste conoscenze, fondendole con creatività, cioè usando l’ingegno. Per questo motivo in molte nazioni tali professionisti sono conosciuti come ingegneri agronomi e le scienze agrarie come ingegneria agronomica.
Il concetto sembra molto chiaro: non si tratta di costruire case, ma semmai piante, o comunque risolvere problemi di vario tipo in un ambiente e un paesaggio più tipicamente rurale. Purtroppo a livello normativo ciò non viene ben recepito e quindi risulta difficile esprimere in modo sintetico ed efficace l’ambito d’interesse delle scienze agrarie.
Il segreto del comunicare è tutto qui: cercare di portare informazioni chiare e obbiettive alla gente: è una cosa sui cui vale davvero la pena di perdere del tempo.

In definitiva sono laureato in Scienze Agrarie e quindi diciamo che riesco a muovermi abbastanza bene in questi argomenti, fin quando qualcuno non vuole misurare il mio lavoro e la mia competenza col metro: comunicare non è fare una gara, ma mettere qualcosa di personale (la nostra cultura generale) nelle nozioni scientifiche.
Le riviste scientifiche e tecniche risultano comprensibili solo a chi le legga abitualmente ed è per questa ragione che son vendute in abbonamento anziché in edicola. Ma in modo analogo a quanto indicato per i linguaggi di programmazione possiamo dire che anche nella comunicazione scientifica esiste un linguaggio di livello più alto, cioè più prossimo all’utente, che permette di ottenere un buon risultato senza sacrificare la precisione, rispetto alle difficoltà del linguaggio di basso livello, quello della macchina (o della pianta), i cui dettagli non possono essere agevolmente comunicati a chiunque.

L’ambito della divulgazione si avvantaggia della cultura individuale per comunicare la conoscenza tecnico-scientifica e raggiungere un pubblico più vasto, anche attraverso i media nazionali, come riescono a fare con grande bravura gli ‘estensionisti’ delle università statunitensi, che io ammiro molto nel loro continuo sforzo di migliorare la tecnica di comunicazione online, la conoscenza delle applicazioni informatiche e l’abilità di ‘fare rete’.
Sebbene non ci possa essere improvvisazione ed egocentrismo nella divulgazione agricola c’è comunque spazio per un valore aggiunto individuale nel veicolare all’esterno informazioni chiare riguardo scoperte scientifiche altrui, che potranno in prospettiva rendere meno gravoso e più redditizio il lavoro degli agricoltori.

L’argomento del mio sito è strettamente collegato alla mia formazione professionale; però come chiunque ho anche altri interessi e questi finiscono per contagiare quello che scrivo e quello faccio all’esterno. E alla fine la nostra immagine è quello che noi siamo, le nostre esperienze e passioni, piuttosto che quello che talvolta cerchiamo di apparire.

This page once was also written in English, because Agrolinker is for me an occasion of interacting with people from all over the world (también en Español) so, if you want, you will be able soon to comment my articles in these languages.

Goodbye,

Luca